Massimo Miro – Suite berlinese

Massimo Miro – musicista al tempo stesso che scrittore – giunto al suo terzo romanzo ci fa immergere nella realtà di Berlino. “Suite berlinese” (editore Scrittura pura) è infatti ambientato nella capitale tedesca nell’autunno 1989, nei giorni, per tutti memorabili, della caduta del Muro. Un avvenimento che ritroviamo nello sfondo della vicenda che ha come protagonista Klaus Haussmann, un fotografo sulla trentina che vive e lavora nella parte est della città.

Tutto prende le mosse da un episodio di sangue. Klaus, il tranquillo commerciante che sviluppa foto, ha sulla coscienza nientemeno che l’uccisione di un uomo, freddato con un colpo di pistola nell’appartamento in cui si era intrufolato. Da quel momento, un po’ come accade nei telefilm del tenente Colombo in cui sin dall’inizio si conosce il volto del colpevole, si dipana il fitto intreccio che porta al suo arresto da parte della polizia. Ma soprattutto – cosa decisamente più importante – si giunge a comprendere il movente dell’omicidio.

Il libro è caratterizzato da tutta una serie di flash back che ci rimandano al passato di Klaus e da improvvisi cambi di scena che ci riportano invece al presente. Personaggio chiave del romanzo è un uomo sui cinquanta anni che un giorno entra improvvisamente nel negozio di Klaus. Costui dopo aver commesso l’omicidio, continua infatti a svolgere la sua vita come se niente fosse, quasi che l’aver ucciso un uomo sia il frutto di un semplice momento di follia da dimenticare, senza doverne rendere a conto a qualcuno.

L’uomo si presenta nella sua bottega per farsi sviluppare un rullino di foto. Nelle foto Klaus ritrova, con grande sorpresa, molti dei luoghi della sua età giovanile. Gli tornano così alla mente gli anni Settanta, quando con la madre viveva a Berlino ovest, mentre il padre, separato, aveva continuato ad abitare nella parte est della città, lavorando come fotografo, in quello stesso negozio che ora, dopo la morte del genitore, è lui stesso a portare avanti.

In un turbinio di emozioni ecco allora Klaus ripensare a Gala, la ragazza di cui, negli anni dell’adolescenza, era follemente innamorato. Un amore che, in fondo, perdura anche adesso che è adulto e dal quale non riesce proprio a staccarsi. Quelle immagini impresse anche sulle successive pellicole ricevute dallo sconosciuto cominciano ad inquietarlo. Ci sono troppe coincidenze. Forse quell’individuo che prosegue a portargli nuovi rullini da sviluppare dai quali continuano a rivelarsi ulteriori momenti del suo passato, gli sta tendendo una trappola. Klaus inizia a sospettare che sia un poliziotto, giorno dopo giorno, sempre più vicino alla sua preda.

Inutile raccontare il finale del libro, nel quale ad un certo punto si innestano strani ed imperscrutabili esperimenti dove vengono simulate delle realtà parallele. Un particolare gioco che lui e Gala amavano fare da ragazzi. L’autore ci fa vivere insomma una strana vicenda, accompagnandoci lungo un’avvincente trama da romanzo giallo, fino alla soluzione del mistero.

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