L’Eurispes: rilanciare il Paese con un’idea chiara di futuro

Qualche giorno dopo l’indagine di Harris Poll secondo cui quasi la metà dei francesi è convinta che il loro Paese avrà presto una guerra civile, sono destinati ad avere altrettanta risonanza internazionale i contenuti del Rapporto Italia dell’Eurispes, presentato stamani a Roma, giunto alla 33° edizione, il primo dopo la crisi sanitaria.

Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes

Un Paese sempre più in crisi è quello che emerge da questa vasta e approfondita indagine fra le pieghe della Penisola nella quale rispetto al futuro dell’economia del nostro Paese prevale un sentimento di pessimismo di chi si dice convinto che nei prossimi dodici mesi la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente.

La risposta da dare, secondo il presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara, è quella di fare del futuro la parola-chiave, a patto che esso non venga inteso come una semplice proiezione della situazione presente: si “richiede – ha affermato Fara – una visione, una idea di futuro possibile, un sistema di valori di riferimento, un pensiero forte in grado di guidare le nostre azioni di oggi verso una direzione ben precisa”.

“L’arrivo della pandemia – ha aggiunto Fara – si inserisce in un quadro di grande difficoltà di un Paese segnato da una profonda crisi economica e sociale e da una crisi demografica che assottiglia di anno in anno il numero delle nascite. Insomma, un Paese sempre più povero e sempre più vecchio che, nello stesso tempo, registra il progressivo indebolimento dei ceti medi, vera spina dorsale della democrazia”.

L’Eurispes che è stato l’istituto che per primo ha avvertito la portata del declino dei ceti medi, avverte di un loro ulteriore impoverimento “che si inasprirà tra pochi mesi con lo sblocco dei licenziamenti. Ci troveremo allora a doverci confrontare con nuove forme di disagio e di conflitto sociale”. Tra i dati che più testimoniano questa caduta del benessere diffuso il Rapporto indica l’aumento delle percentuali di quanti faticano a pagare le spese mediche (24,1%; +1,8%) e a pagare le utenze domestiche (27%; +1,1%), e rileva che fra chi ha figli in età scolare, ben il 41,1% ha rinunciato all’istruzione privata, e nelle situazioni familiari in cui c’era la necessità di una badante, ne ha fatto a meno un italiano su tre (33,4%), mentre in poco più di un caso su cinque sono state rimandate le visite mediche specialistiche (22,4%).

Ecco allora che, propone Fara, “se il nodo centrale è quello di far ripartire la crescita e rianimare i consumi interni, dobbiamo avere la consapevolezza che ciò non potrà avvenire se non attraverso una coraggiosa operazione di redistribuzione della ricchezza creata e di stimolo alla generazione di nuove fonti di ricchezza”.

Un modo anche per scuotere i giovani dall’apatia crescente a cui ha contribuito anche l’isolamento sociale che hanno dovuto affrontare negli ultimi tempi. Questo è il dato saliente nei risultati che il Rapporto contiene, di un’indagine internazionale su giovani e futuro, realizzata lo scorso anno fra Italia, Germania, Polonia e Russia.

Anche per l’Europa la crisi sanitaria, se affrontata in modo adeguato, può costituire l’occasione per un cambio di strategia. Spiega il Presidente dell’Eurispes: “Il Covid ha salvato l’Unione europea perché l’ha costretta ad intervenire su punti di acuta sofferenza dei cittadini: l’economia, il lavoro e la salute. Il Covid ha anche rimesso in discussione le logiche finanziarie che avevano guidato l’azione della Ue negli ultimi anni e ha fatto capire come l’economia e la finanza non possano essere lasciate sole a decidere del destino di popoli e nazioni”.

L’Italia non può però, ha concluso Fara, “presentarsi in Europa con una raccolta di progetti e progettini elaborati dalle diverse Regioni – insomma con un vestito di Arlecchino – buona forse per soddisfare appetiti politici o clientelari ma non in grado di dimostrare una seria e coerente strategia per la ripresa e la crescita”.

La via per la ripresa indicata dall’Eurispes, è quella di saper coniugare una proiezione di lungo periodo a traiettoria pluridecennale, con una strategia che nel contempo si dimostri in grado di dispiegare i primi tangibili effetti a partire dal breve termine mettendo in moto un volume di risorse sufficienti a superare le difficoltà più immediate di famiglie e imprese. Perché, alla fine, sempre da risposte valide alla questione della classe media si misurerà la capacità del Paese di attraversare la bufera in corso, evitando dolorosi sbandamenti, e di uscirne più forte e dinamico di prima.

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