L’Italia riformata dal covid: un’indagine Eurispes

Come un anno di Covid-19 ha cambiato il Paese e la vita individuale e sociale? Secondo l’Eurispes il virus ha indotto cambiamenti radicali, che sono stati analizzati in un’indagine uscita a un anno dal primo caso registrato in Italia il 21 febbraio dell’anno scorso a Codogno.

Con i lockdown la casa, che lo stato considera come un bene di lusso stra-tassandola da 30 anni a questa parte, è improvvisamente divenuto l’unico rifugio sicuro, pur replicando le disuguaglianze causate dalla diversità di confort tra le abitazioni private.

Nell’ultimo anno “la vicinanza con il prossimo – osserva l’indagine – è diventata una minaccia da evitare il più possibile“. Di conseguenza sono “forzatamente mutati gli stili di consumo, il modo di lavorare (con il dilagare dello smart working), le modalità di comunicazione nella quotidianità ed il rapporto con la Rete, sempre più protagonista ed indispensabile nelle nostre vite“.

Ma per l’Eurispes vi sono stati altri due grandi cambiamenti. Nel nostro approccio con l’informazione: l’incertezza generata dalla pandemia ha condotto ad un’impennata degli ascolti televisivi, soprattutto relativamente a tg e programmi d’informazione. E nel ruolo del mondo medico, che “è diventato un punto di riferimento, costantemente sotto i riflettori, tra comportamenti eroici e profonde contraddizioni, nel quadro di un Sistema sanitario nazionale portato sull’orlo del collasso, del quale sono emersi valori e carenze“.

Sono molti i dati interessanti emersi dall’indagine condotta dall’Eurispes tra novembre e gennaio scorso (la sintesi della ricerca è disponibile sul sito www.eurispes.it).

Fra gli altri dati, risulta che circa un 30% degli italiani è estraneo agli acquisti online. Oppure che un quarto degli intervistati afferma di aver evitato i mezzi pubblici per la pandemia, e che quasi la metà dei lavoratori ha sperimentato lo smart working dall’inizio dell’emergenza sanitaria.

La ricerca affronta anche il dilemma se per l’emergenza sanitaria si possa parlare più di infodemia o di informazione. Fa riflettere apprendere che “le comunicazioni ufficiali provenienti dalle Istituzioni guadagnano il primato nell’essere considerate veritiere (20,1%), per i Tv, radio, ecc., la percentuale di quanti ritengono diffondano notizie veritiere scende al 9,2% e per i Social Network si abbassa ulteriormente al 4,5%”.

Un altro tema controverso è quello delle restrizioni, mascherine e distanziamento sociale soprattutto. Afferma l’indagine: “Sebbene la maggior parte degli italiani indossi la mascherina tutte le volte che può o se previsto dalle regole, non è trascurabile il fatto che circa uno su cinque cerchi di evitarne l’utilizzo o lo limiti alle situazioni in cui percepisce un pericolo”.

Questa ricerca dell’Eurispes costituisce una interessante radiografia dei cambiamenti che a causa dell’emergenza sanitaria si stanno imponendo nel Paese da un anno a questa parte e che non potranno che divenire oggetto di un approfondito dibattito culturale e politico legato al rilancio economico e sociale del Paese ma anche alla conciliazione delle misure emergenziali con il dettame costituzionale.

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