Usa 2020: per ora, nessun vincitore

Nessun vincitore: questo, per ora, l’esito della sfida americana 2020. Per ora il voto degli Stati in appannaggio ai due candidati sono 238 per il democratico Joe Biden e 213 per il repubblicano, e presidente in carica, Donald Trump: entrambi sotto la fatidica soglia dei 270 grandi elettori. Complessivamente mancano ancora all’appello 87 grandi elettori, corrispondenti a Michigan, Wisconsin, Pennsylvania, Nevada, Georgia e Nord Carolina. Suffragi da assegnare a uno o all’altro contendente, provenienti dal voto postale che sarà conteggiato a partire dalla giornata di oggi per proseguire nei prossimi giorni. Si vedrà quindi se questo conteggio certificherà il vincitore della contesa o invece si dovrà ricorrere alle sedi giudiziarie.

Qualora infatti vi siano delle contestazioni, connesse a presunte o vere irregolarità del voto espresso via posta, tutto sarà demandato in prima istanza alle Corti dei singoli Stati, per poi interpellare, in ultima istanza, la Corte suprema. Contestazioni nel voto che sono da mettere in conto, considerato il clima teso che sussiste tra i due campi e il rischio, incombente, di scontri nelle strade.

Tutto, insomma, ci riporta alle elezioni del 2000, con il famoso riconteggio dei voti della Florida, tra Albert Gore e George Bush, con una lunga diatriba risolta poi dalla Corte suprema a favore di quest’ultimo. Solo che da allora l’America si è ancor più polarizzata. Al punto che nella notte, a dispetto di qualsiasi galateo elettorale, il presidente Trump ha dato per certa la propria vittoria, affermando che non sarà scippata da una minoranza pronta a respingere il verdetto popolare e dicendosi infine pronto a rivolgersi alla Corte suprema. Dal canto suo Biden, con maggior senso delle istituzioni, ha sosteuto che nessuno può dirsi vincitore e, mostrandosi fiducioso, ha chiesto a tutti di avere pazienza, nell’attesa del risultato definitivo.

Un responso che arriverà con la conta del voto postale, su cui però i democratici fanno un affidamento forse eccessivo, in quanto non è affatto detto che quei suffragi vedano una così netta prevalenza del loro campo e non siano, come è più probabile, ripartiti in modo più equilibrato, seppure con una loro lieve preponderanza. La gara elettorale in ogni caso si è svolta secondo copione: gli Stati sulle due coste, dell’Atlantico e del Pacifico, in mano ai democratici e in mezzo l’America rurale delle grandi praterie col cuore repubblicano. Biden conquistando l’Arizona ha però messo a segno un bel colpo, mentre Trump, a dispetto delle previsioni che la davano più in bilico, fa bottino pieno in Florida.

Resta il fatto che – esattamente come nel 2016 – Trump ha sconvolto tutti i pronostici della vigilia. Qualcosa di stupefacente, se si tiene conto che questa volta i sondaggi, ammaestrati dalla passata esperienza, avrebbero anche potuto incorporare la difficoltà di stimare il consenso per il magnate, atteso che il suo elettorato, ormai è risaputo, tende a non dichiararsi in alcun modo. Dato per battuto da una valanga di voti democratici il Presidente ha invece tenuto molto bene anche in realtà operaie come quelle attorno ai Grandi laghi. Nel Paese c’è una vasta fetta di ceti popolari che si riconosce massicciamente in Trump, un’America silenziosa che i democratici, forse troppo concentrati sulle minoranze, non riescono in alcun modo ad intercettare. Ma di questo avremo modo di parlare in altre occasioni.

Per oggi rimaniamo al dato di una contesa elettorale che si spera venga risolta nei prossimi giorni, anche se non si escludono strascichi giudiziari. A questo proposito, un’ultima avvertenza. Non si può dare affatto per scontato che la Corte suprema, sebbene in maggioranza nominata dai repubblicani (sei contro tre), dia automaticamente ragione a Trump. L’indipendenza della Corte è cosa ben nota e questo senso di gelosa autonomia, anche rispetto alla propria appartenenza politica, rappresenta il segno indiscutibile della validità dei pesi e contrappesi della democrazia americana.

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.