Impennata Covid: responsabilità individuale e coesione nazionale

Quasi 10mila casi giornalieri e reparti di terapia intensiva prossimi alla saturazione: questa la situazione Covid in piena seconda ondata. Un’impennata di contagi che bisogna in qualche modo fermare prima che divenga incontrollabile e in questa direzione si collocano i due successivi decreti emanati in pochi giorni dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Molteplici i provvedimenti presi: chiusura anticipata dei ristoranti, didattica a distanza per le scuola superiori, incremento dello smart working, divieti di attività sportive, rimodulazione dei trasporti. Oltre al coprifuoco notturno, già in vigore in Lombardia, è probabile si rendano necessari dei confinamenti a livello locale o regionale. E speriamo non si debba giungere ad un nuovo lockdown generalizzato, davvero esiziale per la nostra economia.

In ogni caso la salute viene prima di qualsiasi altra cosa e non è affatto da escludere il ritorno ad una chiusura nazionale. Bene però ha fatto il premier a ricordare che, comunque sia, oggi non ci troviamo più nelle condizioni del mese di marzo quando, colti alla sprovvista dalla pandemia, si sono dovute adottare soluzioni molto drastiche per fronteggiare un’emergenza del tutto inedita. Adesso disponiamo di più attrezzature mediche, di nuovi reparti di terapia intensiva ma soprattutto ci siamo dotati di specifici protocolli per lo svolgimento in sicurezza di larga parte delle nostre attività. Un contesto dunque differente dalla scorsa primavera sebbene sia altrettanto evidente che non si possa, in alcun modo, abbassare la guardia perché tutto potrebbe tornare in discussione. Molto – come si è detto in altre occasioni – dipende dalla nostra personale responsabilità, dai nostri comportamenti individuali a partire dal rispetto del distanziamento e dallo scrupoloso utilizzo della mascherina in ogni circostanza.

Il Governo intende anche sensibilizzare i cittadini all’uso della app Immuni. E’ stato calcolato che per risultare efficace, vi debbano essere connesse almeno 15 milioni di persone, mentre oggi siamo a meno della metà. Occorre dunque uno sforzo supplementare per una più diffusa utilizzazione di questo tracciamento, che non ha alcuna influenza sulla privacy. Purtroppo in una frangia non indifferente della popolazione sembra emergere un’insopprimibile avversione per qualsiasi misura di contenimento. Assistiamo al saldarsi di una certa mentalità anarcoide (che rifiuta qualsiasi obbligo, mascherina compresa) con la pseudo ideologia negazionista, figlia dell’universo no-vax, (che rifiuta addirittura di vedere la realtà, nonostante le migliaia di morti). Spiace che condotte del genere – prive di qualsiasi fondamento scientifico e che denotano una spaventosa povertà etica – vengano talvolta cavalcate anche da qualche esponente politico, dello sport o dello spettacolo in cerca di visibilità.

Se vi è una cosa che oggi deve prevalere tra maggioranza ed opposizione, pur nella legittimità di qualsiasi critica o dissenso, è l’unità di intenti dinanzi a un’emergenza sanitaria che mette a dura prova la salute di tutti. Lo ha ben sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella parlando di <<nicchie della politica e spicchi dell’economia>> che non hanno colto appieno la gravità del momento in cui ci dibattiamo e continuano a comportarsi come se nulla fosse. Si nota in troppe situazioni una puntigliosa difesa delle proprie prerogative e un affannarsi a protezione dei propri piccoli orticelli <<laddove si richiederebbe raccordo, cooperazione, collaborazione>>. Un richiamo forte quello del Quirinale per mettere da parte qualsiasi egoismo di parte e porre al centro l’interesse del Paese. Unica bussola deve essere la coesione nazionale, perché da questa grave emergenza si esce solo tutti assieme.

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