Autostrade, finalmente l’intesa

Alcuni passaggi sono ancora da compiere e i definitivi assetti finanziari saranno completati, e dunque effettivi, solo nei primi mesi del 2021, ma per sommi capi la vicenda Autostrade, che ha tenuto banco per quasi due anni, sembra essersi risolta in qualche modo. O, per meglio dire, nell’unico modo realmente praticabile, stante il ginepraio giuridico, politico ed amministrativo in cui tutto si è svolto. In caso contrario, ovvero senza questo accordo e passando per una revoca della concessione, si sarebbe profilato un risarcimento miliardario a favore di Aspi che – oltre a creare notevoli problemi ai nostri conti pubblici, a mettere a repentaglio migliaia di posti di lavoro, a mandare in crisi un altro migliaio di risparmiatori – sarebbe stato l’esito più beffardo di una vicenda che ha visto il crollo del ponte Morandi di Genova e un tragico bilancio di 43 morti.

Un cedimento strutturale di uno o più tiranti, ci hanno detto i tecnici, legato con tutta probabilità anche alla scarsa manutenzione. Una questione che, comunque, andrà verificata con ulteriori approfondimenti. Intanto sono ancora molti gli interrogativi in attesa di risposta. Ad esempio andrà chiarito come mai sostituiti i due tiranti più usurati nei primi anni Novanta non si è proseguito con la sostituzione di tutti gli altri. Forse perchè erano meno danneggiati dei primi? Il passaggio della gestione del ponte al privato ha magari influito su questa decisione? Poi ci sarà da accertare come lo Stato abbia svolto il suo compito di supervisione nei confronti del concessionario. E inoltre bisognerà far meglio luce sul perchè sia stato stipulato un contratto nel quale la revoca della concessione sarebbe stata accompagnata da un pacchetto di miliardi al concessionario, in tutti i casi. Anche nell’ipotesi di danni gravissimi o irreparabili alle strutture tali da rimettere in discussione l’intero contratto.

Il codice civile permette di attivare l’art 1453, risoluzione per inadempimento. Viene scritto che quando “uno dei contraenti non adempie le sue obbligazioni, l’altro può a sua scelta chiedere l’adempimento o la risoluzione del contratto, salvo, in ogni caso, il risarcimento del danno”. In questa accezione il danno deve venir risarcito da chi è inadempiente e nel nostro caso ad essere inadempiente non è certo lo Stato. D’altronde se nel corso della concessione si verifica la distruzione del bene, il concessionario risulta davvero indenne da qualsiasi effetto sul contratto? Perché, quindi, si è sempre parlato solo di revoca, intesa come volontà dello Stato di chiudere il rapporto, e non di inadempimento della controparte? Domande che balzano alla mente del cittadino comune, magari non riuscendo a mettere perfettamente a fuoco le mille sottigliezze del diritto e certo senza volersi sostituire agli esperti in materia giuridica. In ogni caso, detto tutto questo, è bene non esprimere giudizi affrettati ma lasciare alla sola magistratura il compito di valutare tutte le responsabilità e trarne, al momento opportuno, le dovute conseguenze.

A ben vedere di normale in questa faccenda c’era ben poco, come mostra persino la riservatezza, per non dire il segreto, che circondava in termini della concessione. E qui è la politica, di destra come di sinistra – visto che in questi anni al Governo ci sono stati un po’ tutti – ad essere chiamata in causa.

Insomma, in una situazione del genere ecco allora che l’intesa con l’ingresso in Autostrade di Cassa depositi e prestiti, la partecipazione di un’ulteriore cordata di investitori istituzionali e la conseguente diluizione della quota dei Benetton era davvero l’unica possibile. Si sono salvati, come si dice, capra e cavoli. Nessuna revoca e dunque nessun risarcimento miliardario e, al tempo stesso, la necessaria discontinuità nella guida societaria. Stupisce che il leader leghista, Matteo Salvini, dica che si è fatto un favore ai Benetton dato che la quotazione borsistica di Atlantia è salita. Forse sembra sfuggire il fatto che l’obiettivo non era punire gli imprenditori veneti ma trovare una soluzione accettabile per il futuro di Autostrade. Grazie alla determinazione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, questa soluzione è stata trovata. Dopodiché – tra livelli tariffari, interventi di manutenzione e nuovi investimenti – staremo a vedere l’evolversi delle cose.

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