Dopo gli Stati Generali, il rilancio del Paese

Si è chiusa la lunga maratona degli Stati Generali, dalla quale è stata inspiegabilmente tenuta fuori la stampa. Per dieci giorni il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha incontrato istituzioni europee, parti sociali e categorie produttive per definire le linee dello sviluppo del Paese. Un appuntamento che l’opposizione di centro-destra, pur invitata, ha volutamente ignorato perdendo l’occasione di far emergere le proprie proposte.

E di proposte bisogna dire che, dal consesso di Villa Pamphili, ne sono uscite molte. Forse troppe. Nove sono infatti le missioni del programma “progettiamo il rilancio”: digitalizzazione del Paese, infrastrutture, Green new deal, imprese e lavoro, filiere produttive, pubblica amministrazione, formazione e ricerca, Italia più equa ed inclusiva, nuovo ordinamento giuridico. Poi ci sono i cinque settori strategici: turismo, automotive, patrimonio artistico e culturale, agricoltura e pesca, siderurgia, su cui far leva per riattivare la crescita. A tutto questo si aggiunge infine il rapporto Colao con un centinaio di idee per la modernizzazione dell’Italia.

Il materiale su cui lavorare, insomma, non manca. Adesso tocca al Governo fare una rapida sintesi ed agire con la necessaria tempestività. Prima questione da affrontare è quella delle risorse. E’ probabile – anche se ancora non conosciamo l’esatta suddivisione tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto – che, con l’avvio del Recovery Fund, l’Italia potrà contare su circa 180 miliardi, cui potrebbero aggiungersi anche i 37 miliardi del Mes, da impiegarsi per la sanità. Cifre enormi mai avute a disposizione nella nostra storia.

Il problema sarà di usare questi denari nel modo più proficuo. L’Unione europea subordina la concessione di questo sostegno finanziario alla messa a punto di una serie di progetti che renda evidenti le nostre intenzioni di spesa. Una richiesta logica e del tutto legittima cui sarà bene rispondere prima possibile.

Da dove cominciare? Tre paiono i temi davvero decisivi: digitalizzazione, Green economy e infrastrutture. Il primo tema significa estendere la cosiddetta banda larga per connettere ogni area geografica del Paese, anche nell’ottica delle esigenze della scuola, con la didattica a distanza, e delle imprese, con lo smart working. Sull’ economia verde si tratta di dar vita ad uno sviluppo sostenibile: alternativo sia alla “decrescita felice” (che rischia di impoverirci tutti) sia ad un capitalismo predatorio e selvaggio (che rischia di distruggere l’ambiente nel quale viviamo). E allora si tratta di far partire tutti i possibili interventi sulle energie alternative, sulla decarbonizzazione e sul risparmio energetico con un mix di incentivi e di penalizzazioni idonei a fornire la direzione di marcia che si vuole attuare. Sulle infrastrutture, oltre a portare a compimento le opere già in cantiere, occorre potenziare le rete ferroviaria, per favorire il ferro rispetto alla gomma, e in parallelo dar vita, con la massima priorità, a tutta quella serie di interventi disseminati sul territorio che vanno dalla risistemazione della rete idrica alla manutenzione dei corsi d’acqua, alla riqualificazione delle periferie urbane, alla realizzazione di linee di metropolitana, per accrescere la dotazione dei mezzi di trasporto collettivi.

Accanto a questi tre temi, tra i più indicati per far ripartire l’economia e far crescere l’occupazione c’è poi il resto. Ovvero quelle riforme che da troppi anni, attendono una risposta. In questo menu trovano soprattutto spazio la semplificazione amministrativa, l’efficienza della giustizia civile e una fiscalità che sostenga le famiglie numerose (altro che la flat tax, manna dal cielo per i più ricchi).

C’è infine una grande battaglia civile da condurre sino in fondo una volta per tutte ed è la lotta all’evasione fiscale. Bene allora i meccanismi premianti per l’utilizzo dei pagamenti elettronici e l’introduzione del contrasto di interessi per quelle spese (riparazioni, manutenzioni domestiche, ecc..) che troppo spesso sfuggono al fisco.

Questi i punti essenziali da cui partire. Staremo dunque a vedere se Conte, valido capitano nella tempesta Coronavirus, sarà altrettanto capace di guidarci nelle acque, non meno insidiose, del rilancio del Paese. Noi ce lo auguriamo vivamente.

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