La “sfida” religiosa della Lega.

Il leader e capo della Lega Matteo Salvini continua la sua crociata, peraltro legittima e del tutto comprensibile, sui temi religiosi. Al di là della scelta di ognuno di esternare pubblicamente il suo credo religioso, seppur con modalità opinabili, resta il tema di fondo della opportunità di strumentalizzare simboli e concetti religiosi per finalità dichiaratamente politiche. Ora, conosciamo le motivazioni che giustificano questi atteggiamenti – perchè li leggiamo tutti i giorni su alcuni organi di informazione – soprattutto quando vengono confrontati con l’esperienza di un altro grande partito del passato, la Dc, che aveva addirittura nel suo simbolo – così dicono gli adulatori del leader della Lega – il simbolo religioso per eccellenza come la croce.

Ecco, su questo versante è sufficiente ricordare che l’ispirazione cristiana di quel partito e la comune cultura di riferimento di larga parte del suo gruppo dirigente erano il frutto di un rigoroso rispetto della laicità dell’azione politica e di una severa e rigorosa distinzione tra la sfera temporale e quella spirituale. Certo, poi anche nella lunga esperienza democristiana non mancavano sacche di di clericalismo accompagnati da una marginale deriva confessionale. Ma erano pozioni e voci largamente minoritarie rispetto all’universo e alla complessità di quel partito.

Nella situazione contemporanea, e nel caso specifico della Lega salviniana, mancano questi due tasselli fondamentali. E cioè, l’ispirazione cristiana di quel partito e la comune cultura di riferimento del suo gruppo dirigente. Che non sono due aspetti marginali nella costruzione della identità di un partito. Al contempo, però, campeggiano i simboli religiosi continuamente esternati da un lato, e il richiamo a quei simboli come elementi divisivi e caratterizzanti dall’altro. Due elementi che sono anche e soprattutto riconducibili all’impianto sovranista che ispira e disciplina il progetto politico ed ideologico della Lega salviniana.

Non c’è da stupirsi, quindi, se l’approccio della esternazione dei simboli religiosi continua imperterrita in tutti i luoghi. In Tv come nelle piazze, sulla rete come nei comunicati stampa. Semmai, e qui consiste la vera sfida politica e culturale, si tratta di verificare se la tradizione e la grammatica del cattolicesimo politico italiano ha la forza per offrire un’alternativa. Che non è, come ovvio, una crociata contro l’impostazione e la prassi sovranista della Lega. Ma, al contrario, il coraggio di saper tradurre nella società contemporanea i valori, la prassi e la cultura di una tradizione che ha fatto dei cattolici non una riserva di caccia da strumentalizzare ma un mondo da cui trarre insegnamento e ispirazione per la concreta azione politica. Sono due approcci, due culture e due modalità che si confrontano apertamente. Alternative l’una rispetto all’altra. Ma per contrastarla, democraticamente e laicamente, semplicemente occorre esserci. Questa è la sfida.

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