Rapporto Italia Eurispes: dare risposte politiche alla crisi di sistema

“A breve, dovrà rinascere una stagione della Politica con la P maiuscola, che non potrà che fondarsi sull’emersione di nuovi corpi intermedi in grado di annodare anche trasversalmente, ovvero tra gruppi distinti e distanti, i fili e le dinamiche di un vivere sociale in buona parte da ricostruire”. Questa è la scommessa che fa da filo conduttore del Rapporto Italia 2020 dell’Eurispes nelle parole del suo presidente Gian Maria Fara, che costituiscono uno stimolo a ripartire per un Paese i cui fondamentali indicatori non paiono certo tutti così confortanti.

Il 32° Rapporto Italia, presentato questa mattina a Roma, offre un quadro aggiornato e a tratti sorprendente della situazione del Paese, con la consolidata capacità dimostrata negli anni dall’Eurispes di cogliere le grandi direttrici verso cui protende il futuro. Marco Ricceri, direttore generale dell’Eurispes, ha indicato lo scenario e le tendenze entro cui vanno collocati i problemi del Paese, rivendicando il fatto che è dal 2006 che l’Eurispes richiama l’attenzione sulla necessità di promuovere nuove politiche orientate dal principio della sostenibilità, intesa come “equilibrio da costruire tra crescita economica e promozione sociale nelle politiche pubbliche, del valore dei beni comuni”. E ora purtroppo occorre constatare, come ha fatto l’ultimo Rapporto sullo Sviluppo Sostenibile Globale delle Nazioni Unite, che la sostenibilità sta ad indicare anche che vi è un punto di rottura di un sistema qualora non si agisca, come indicato dall’Eurispes con largo anticipo, per perseguire “insieme” crescita economica e promozione sociale, e non come ritenevano la maggioranza dei politici in Italia e in Europa, prima l’una e solo in un secondo tempo l’altra. Invece, ha osservato Ricceri, si è atteso “un aggravamento drammatico delle negatività nei processi di sviluppo economico, sociale, ambientale per affermare una diversa consapevolezza nelle principali sedi internazionali; e ci voleva Greta per dare un impulso, si spera, alla grande correzione da apportare nelle attuali politiche a livello globale e nazionale, a cominciare dal nostro Paese”. È questo il contesto internazionale nel quale si colloca l’analisi del Rapporto Eurispes, che contiene sia le ragioni di preoccupazione che alcuni elementi di fondo per una risposta corale e democratica.

Tra i dati più allarmanti vi è quello di una rappresentazione non adeguata dell’importanza della solidarietà tra le varie aree del Paese, il cui venir meno danneggia non solo le aree più svantaggiate, in particolare del Mezzogiorno, ma anche quelle più ricche in termini di riduzione del mercato interno. O anche il dato sull’insoddisfazione degli italiani per gli investimenti in ricerca e sviluppo (l’81% chiede al governo di aumentarli), le pensioni minime (per l’80,6% da aumentare), il sostegno alle imprese. Per non parlare della condizione economica delle famiglie, che per oltre i tre quarti non è migliorata (rimasta stabile per il 37,9% e peggiorata per ill 37,5%). Solo un cittadino su dieci nota un miglioramento. Quasi la metà delle famiglie (47,7%) è costretta ad utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese (+2,6% rispetto al 2019); ma crescono seppur di poco quelle che riescono a risparmiare (23,7%; +1,7%). Il 27% degli italiani probabilmente non riuscirà a risparmiare nei prossimi dodici mesi e il 24,8% ne è certo; il 17,7% ritiene che ci siano buone probabilità di farcela e solo il 5,2% ne è sicuro. I giovani fuggono dal Sud, dal centro e dalle isole prevalentemente per il Nord, mentre al Nord sono più frequenti i trasferimenti all’estero. «Che cosa rimane – si chiede il presidente Eurispes Fara – di quel “lavoro” così centrale nel testo e nello spirito della Costituzione, ma anche così determinante negli equilibri di una politica che per decenni ha fatto del “lavoratore” un protagonista a pieno titolo del palcoscenico politico e sociale?» . La conclusione di Farà è che «La società si è frammentata, perdendo progressivamente due puntelli che ne avevano guidato lo spirito: il valore della democrazia rappresentativa e quello del lavoro come elemento basilare della cittadinanza. Il risultato si rintraccia nell’endemica crisi di identità e nell’impoverimento dei ceti medi, che hanno a loro volta generato e generano una diffusa percezione di insicurezza e l’impossibilità di immaginare un futuro migliore dell’oggi, o per meglio dire, di quello di ieri». Ecco, dunque, l’invito dell’Eurispes alla politica, quasi in sintonia con uno stato d’animo espresso dalla società civile con le “sardine”, ad abbandonare “la politica bellicista”, quella che cerca solo la “vittoria di una minoranza sull’altra, e “senza fare prigionieri”, per proporre invece una politica in grado di ricostruire, nella consapevolezza che ciò che serve è un ‘nuovo paradigma, con nuove regole adatte a far funzionare il sistema che ne risulterà. Oggi, nella fase dell’interregno, le regole in vigore appaiono datate, e i problemi anche per questo risultano insuperabili”.

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