Riformismo comunitario antidoto contro il populismo

Negli ultimi due decenni sono completamente mutati gli equilibri economici e sociali del pianeta. Crescono ad un ritmo sostenuto i Paesi emergenti e, rispetto al passato, si è ridotta l’area della povertà, poiché l’economia globalizzata ha fatto entrare nel novero dello sviluppo nazioni che ne erano da sempre ai margini. Un rimescolamento delle carte nel quale però, come in gigantesco gioco a somma zero, a risentirne è stato il mondo occidentale e, soprattutto, l’Europa, dove sono esplose disuguaglianze e precarietà. Un intero modello sociale è entrato in crisi e dai disagi, dalle paure e dalle frustrazioni che ne stanno derivando trae particolare forza l’onda populista che sta attraversando il vecchio continente. Come superare questa situazione che rischia di travolgere le nostre democrazie, mettendo a repentaglio la nostra convivenza civile, favorendo l’emergere di risposte autoritarie?

Per restituire vitalità alle nostre società, occorre battere nuove strade. Neppure lo schema lib-lab, il ponte tra liberali e laburisti, che qualche anno fa andava per la maggiore, sembra essere adatto alla bisogna. L’uguaglianza, appannaggio del socialismo e del laburismo, e la libertà, supremo orizzonte del liberalismo, si ritrovano col fiato corto. Forse è scoccata l’ora dell’ultimo elemento della famosa triade illuministica: la fraternità, rimasta sempre un po’ nell’ombra rispetto alle due sorelle principali, ma che adesso potrebbe trovare nuova linfa e diventare la chiave di volta nel nostro futuro. Tradotta, magari, in quel solidarismo che ne è la versione più concreta ed immediata.

In questa prospettiva può entrare in campo la proposta del popolarismo basato sulla sulla centralità della persona e sulla solidarietà tra le classi nel segno del bene comune. E’ giunto il momento, dopo il tempo dell’individualismo libertario, figlio del ’68, che ha portato per lo più ad un’atomizzazione egoista del nostro vivere, di ripartire dai legami solidali. In primis dalla famiglia, insostituibile cellula per l’educazione e la crescita dei figli, e che oggi la sinistra americana sta riscoprendo, dopo averla regalata per decenni alla destra conservatrice. Si sta cioè parlando di un riformismo solidale, o di comunità, che superi il liberismo di questi anni, col suo disperato individualismo consumistico, senza riproporre le vecchie ricette socialiste ormai consegnate alla storia.

Una riflessione etico-culturale prima ancora che politica, che possa fornire le basi per un progetto che parli di famiglia, dando nuovo vigore alla natalità, di lavoro, con strumenti partecipativi e di cogestione delle imprese; di ambiente, nel segno di uno sviluppo sostenibile. Emerge un diverso rapporto tra cittadini ed istituzioni, favorendo la partecipazione e l’autogoverno, in un riformismo comunitario capace di coniugare identità ed inclusione. Un rinnovato impegno civile e collettivo di sapore un po’che kennedyano, all’insegna del famoso “Non chiedete cosa può fare il vostro Paese per voi, ma cosa potete fare voi per il vostro Paese”.

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