Giornata della Memoria, per non dimenticare mai

Settantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, l’Armata Rossa entrò nel campo di Auschwitz e i soldati sovietici nel liberare i prigionieri vi scoprirono l’orrore. Davanti ai loro occhi si spalancò un indescrivibile luogo di morte a mostrare la più feroce volontà omicida mai perpetrata dall’uomo contro altri uomini.

E videro le stesse scene gli americani quando giunsero a Dachau. Qualcosa di inimmaginabile. Al punto che il generale Dwight Eisenhower (che anni dopo diverrà presidente degli Stati Uniti) ordinò immediatamente di filmare tutto perché – disse, rivelandosi profetico – tra qualche anno qualcuno dirà che tutto questo non è mai esistito.

E invece, purtroppo, quei luoghi di sterminio sono esistiti eccome e vi hanno trovato la morte sei milioni di persone. E accanto agli ebrei morirono rom, omosessuali, persone disabili: vittime di quel regime criminale che fu il nazismo. Un Olocausto da tenere sempre a mente e per questo il 27 gennaio è divenuta la Giornata della Memoria. Ricordare, dunque, perché non accada mai più, perché nuove tenebre non abbiano ad oscurare nuovamente il mondo come successe allora. Anche perchè tra breve non ci saranno più testimoni diretti di quella tragedia e l’oblio o, peggio, la noncuranza potrebbe posarsi su tutto e tutto cancellare.

Bisogna invece conoscere la storia per evitare che quel passato torni a bussare alla nostra porta, specie oggi che il vento dell’antisemitismo ha ripreso in qualche modo a soffiare in Europa e nel mondo. Un odio razziale, come sempre rabbioso e violento,. Qualcosa da respingere educando le giovani generazioni al rispetto del prossimo, al sentire vicina ogni altra persona, al di là di qualsiasi differenza.

Perché quello che accadde in quel tempo fu proprio questo. Si diffuse, come un tremendo contagio, un’ideologia di sopraffazione, facendo dimenticare l’uomo che ci stava accanto, rendendolo del tutto estraneo a noi e trasformandolo in un potenziale nemico da distruggere in qualunque modo. Un implacabile meccanismo che potrebbe anche ripetersi. Per questo occorre vigilare specie in presenza di alcuni segnali, certo non di quelle proporzioni, che non possono farci dormire sonni tranquilli.

Basti pensare ai rigurgiti di odio e di intolleranza che emanano, nella nostra Italia di oggi, certi manifestini contro Anna Frank che compaiono talvolta nei nostri stadi di calcio. La ragazzina ebrea che morì a 15 anni a Bergen-Belsen – per la sua tragica fine e per la testimonianza di coraggio che ci ha lasciato con il suo prezioso diario – dovrebbe essere un’eroina per tutti i ragazzi del mondo. Viene invece sbeffeggiata e derisa da loschi figuri che, è evidente, solidarizzano con i suoi carnefici. Un mondo alla rovescia dove qualcuno parteggia per gli aguzzini e non per le vittime. Ma quale disumanità può condurre a tutto questo?

Ecco perché è importante far partecipare i ragazzi delle scuole ai viaggi della Memoria, facendo prender loro coscienza di cosa è stato, così che ne abbiano repulsione dal più profondo di loro stessi. Ed è penoso che qualche sindaco sia giunto a negare i fondi per questi viaggi di così grande significato educativo. Ma possiamo essere rappresentati da politici ed amministratori del genere? Perché qui non si tratta di essere di destra o di sinistra; in nulla c’entra la normale, ed anche dura, contrapposizione politica. Qui è in gioco il senso stesso della nostra umanità.

E’ impossibile trovare un perché di fronte all’abisso di quei campi di sterminio. Eppure proprio questo è l’uomo: creatura capace di compiere il bene più grande e di commettere il male più assoluto. Solo riscoprendo, in ogni momento, la comune umanità che ci lega gli uni agli altri, sapremo battere la disumana follia che, a volte, è solo dietro l’angolo.

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