Uccisione Soleimani: follia americana

Non sarà come a Sarajevo quando l’assassinio dell’erede al trono austriaco, Francesco Ferdinando da parte dello studente serbo Gavrilo Princip fece da scintilla per lo scoppio della Prima guerra mondiale, ma è certo che l’uccisione del generale iraniano, Qassem Soleimani ad opera di un drone americano, mette seriamente a repentaglio la pace e la sicurezza internazionale. Molto dipendera’ dalla reazione dell’Iran. È chiaro che molto forte è il rischio di un’escalation, poiché ad una risposta iraniana particolarmente dura potrebbe esservi una nuova replica americana fino a far degenerare la situazione.

In questa fase è comunque difficile fare previsioni. Qualcosa di più si saprà nei prossimi giorni e nelle settimane che verranno. La sola certezza è che Soleimani è stato ucciso a Baghdad, dove coordinava le forze iraniane presenti in Iraq, da un drone che ha irrimediabilmente colpito il veicolo dove si trovava. La classica esecuzione mirata. E Soleimani era un bersaglio eccellente, dato il suo ruolo ai vertici militari di Teheran, nonché come organizzatore della rete dei Pasdaran le milizie rivoluzionarie retaggio dell’era khomeiniste. Washington lo riteneva lo snodo decisivo di una serie di azioni contro le forze americane e, più in generale, contro l’Occidente, senza però specificare oltre, mentre ben chiaro risulta il suo apporto nella lotta contro l’Isis.

Evidente che questo assassinio mette forse la definitiva pietra tombale su qualsiasi ipotesi di dialogo tra America ed Iran. Un dialogo già peraltro messo quasi del tutto in discussione dopo la denuncia dell’accordo sul nucleare da parte statunitense. Difficile comprendere appieno la strategia di Washington, sempre ammesso che Donald Trump ne abbia una e non proceda invece a colpi ad effetto. A volte questi colpi possono anche rivelarsi positivi, come il dialogo con la Corea del Nord di Kim, molto spesso però risultano deleteri come, per l’appunto, nel caso dell’Iran.

Non vi è dubbio che le preferenze americane sullo scacchiere Mediorientale vadano all’Arabia Saudita, storica avversaria dell’Iran nel ginepraio tutto islamico tra sciti e sunniti. Eppure proprio l’Arabia è la terra che fa da concime al peggior fondamentalismo, mentre l’Iran lo ha sempre combattuto.

Grave errore di prospettiva quello americano, che rischia di indebolire tutto l’Occidente. Mai come adesso, in ogni caso, gli Stati Uniti sono in difficoltà su ogni fronte, a cominciare dalla Siria ma non solo, privi soprattutto di quella visione di ampio respiro che forse è la carenza più vistosa della presidenza Trump.

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