La politica di Gesù

Sentiamo spesso molti cattolici, orfani della Democrazia Cristiana, auspicare o rivendicare nuovamente un ruolo nel panorama politico italiano, dove sembrano essere stati relegati all’irrilevanza. Aspirazione legittima, suffragata dalla lunga esperienza di governo con la DC e dalle radici del Partito Popolare di don Sturzo, lontane nel tempo, ma non di meno attuali. Tuttavia, in genere il dibattito si attorciglia attorno a questioni di rappresentanza, differenti sensibilità, possibili alleanze eccetera. Solo su una cosa pare esserci una certa convergenza, ovvero il collocamento al Centro dello schieramento politico.

Pare assente dal dibattito una questione nodale: tornare a contare a livello decisionale, d’accordo, ma per fare cosa?

Nelle innumerevoli discussioni sul ruolo dei cattolici in politica si fatica a scorgere una linea, un programma, salvo limitati accenni a questioni trattate in maniera generica. Eppure qualche fonte di ispirazione estremamente autorevole i cattolici, volendo, ce l’avrebbero. Due, in particolare, che ora citeremo brevemente, in modo peraltro bonario e lievemente ludico, come si addice a questi periodi di festa. Precisazione necessaria, per evitare che qualcuno si senta offeso, o ci accusi di blasfemia.

Il primo esempio, terreno e concreto, è naturalmente papa Francesco, primo pontefice ad aver emanato un’Enciclica interamente dedicata all’Ecologia, tematica mai entrata in precedenza con tanta forza nell’ottica della Chiesa. Ebbene, Francesco ha pubblicato quella Enciclica per una ragione semplicissima: perché ha capito che il degrado ambientale del Pianeta è il problema. Se non si affronta quello, tutto il resto ha poco senso, perché procederemo al galoppo verso l’Apocalisse, in compagnia di quattro Cavalieri solo apparentemente diversi da quelli dell’iconografia classica: Mutamento Climatico, Perdita della Biodiversità, Invasione della Plastica e, non ultimo, Guerra.

I “segni” in tal senso sono numerosi e non occorre essere profeti per vederli. Quello che non si vede è la volontà di porre rimedio alla situazione, visto che al di là di svariate dichiarazioni retoriche non si mettono in atto provvedimenti concreti. Ecco, se i cattolici vogliono far sentire la propria voce in politica, possono iniziare da qui, dove ci sono intere praterie a disposizione, visto che nessuno sembra occuparsi seriamente del problema, nonostante sia stato messo ben in luce da papa Francesco.

Se poi avanza tempo, visto che salvare il pianeta dal collasso ambientale è già piuttosto impegnativo, ci si potrebbe occupare di un’altra questione rilevante, in parte collegata alla precedente e che ancor più lo sarà in futuro. Parliamo dell’immigrazione, naturalmente, spesso causata da carestie e povertà aggravate dai mutamenti climatici. Ma anche da guerre e persecuzioni, nonché dalla legittima aspirazione di provare a migliorare le proprie condizioni di vita.

Papa Francesco è molto sensibile al tema, perché è figlio e nipote di migranti economici, gli stessi che qualcuno vorrebbe tenere a distanza. Proprio noi, gli italiani, i maggiori migranti economici d’Europa. Al contrario, il pontefice predica l’accoglienza e l’aiuto per queste persone, che non hanno avuto la nostra stessa fortuna, quella di nascere nella parte ricca del mondo. Un’indicazione ben chiara per tutti i fedeli.

Ancora, i cattolici che hanno come riferimento il Vescovo di Roma, dovrebbero inorridire alla vista di personaggi che agitano rosari e madonnine per carpire i loro voti. E chi fra i cattolici si vuole candidare a rappresentarli in politica dovrebbe tuonare contro queste strumentalizzazioni della religione. Ma anche in questo caso non si sentono molte voci possenti a protestare.

Può essere che Francesco non ispiri abbastanza i cuori? In effetti, per certi aspetti potrebbe sembrare un pontefice “divisivo”, almeno a giudicare dai malumori che paiono a volte soffiare fra le mura Vaticane. Tuttavia, c’è un’altra fonte di ispirazione, assolutamente indiscutibile. E ci permettiamo di citarla perché in questi giorni ricorre l’anniversario della sua nascita, tanto celebrata da tutti. Si tratta di Gesù, naturalmente, luce di tutti i cristiani, compresi dunque i cattolici con aspirazioni politiche.

I Vangeli ci dicono alcune cose che, filtrate attraverso le lenti dell’attualità, suonano sorprendenti. Per prima cosa, san Giuseppe, il papà di Gesù, non è suo padre, perché il vero padre è il Padre, quello che sta nei Cieli. Ma Giuseppe lo ama come fosse suo figlio, in un tempo nel quale la maggior parte dei suoi contemporanei avrebbe semplicemente ripudiato Maria, accusandola di adulterio. Dimostrazione chiarissima che la famiglia è dove c’è Amore, non semplicemente biologia e genetica. Ci fermiamo qui, e ognuno tragga le sue conclusioni, fra difensori della famiglia “tradizionale” che appoggiano politici divorziati e libertini, e politici sposati che difendono persone che amano altre persone dello stesso sesso.

Ma questo è solo l’inizio. Perché il buon Giuseppe, per ragioni burocratiche, deve recarsi a Betlemme dove, nonostante sia natio del luogo e abbia con sé la moglie incinta quasi al termine della gravidanza, non riesce a farsi dare una sistemazione decente, alla faccia dell’accoglienza. Non sappiamo se si lamentò per l’eccesso di burocrazia, se invocò la “semplificazione” come fanno in molti oggigiorno, se protestò per l’insensibilità degli imprenditori alberghieri. Più saggiamente e pacatamente, da uomo pratico quale doveva essere, cercò un riparo di fortuna, dove Maria diede alla luce Gesù, in condizioni non certamente agevoli, ma non sufficienti per poter equiparare tecnicamente il Bambinello a un nomade o a un senza tetto.

Però sappiamo per certo che Gesù e i genitori per un certo periodo furono profughi: avvisati dell’imminenza della persecuzione passata alla storia come “Strage degli innocenti”, ripararono in Egitto, dove per fortuna non c’era nessuno a chiudere i confini. Oggi nel mondo si consumano decine di “stragi di innocenti” nel più totale silenzio mediatico, in Yemen, Nigeria, Congo e molti altri Paesi, mentre l’Occidente si chiude a riccio per paura di una fantomatica “invasione”. Ecco, i cattolici potrebbero fare luce su queste stragi, e ricordare che anche il Cristo fu profugo e non accolto, così magari dopo duemila anni possiamo provare a essere un po’ più civili di quelli che, alla fine, lo misero in croce.

Per concludere, possiamo anche ricordare che Gesù era figlio di un falegname, quindi si potrebbe dire che apparteneva al proletariato, ma questo non gli impedì, appena adolescente, di disquisire con i dotti del Tempio. E che nel corso della sua predicazione fu disposto a perdonare molti peccatori, compreso il ladrone crocifisso con lui. Invece, scacciò i mercanti dal tempio, non perché ce l’avesse coi mercanti in generale, ma perché non sopportava che si facesse mercimonio con la Fede, sempre a proposito di quelli che sventolano rosari per acchiappare voti. A precisa domanda, rispose con fermezza che le tasse andavano pagate, anche quando sembravano esose. Infine, scelse i suoi apostoli fra umili lavoratori.

In poche parole, Cristo si schierò dalla parte degli ultimi, dei bisognosi, dei lavoratori. E contro i “poteri forti” di allora. Nonostante questo, sarebbe una evidente forzatura definirlo “di sinistra”. ma tutto sommato anche “di centro”. Di una cosa però ci sentiamo abbastanza sicuri. Venne visto come un rivoluzionario, una minaccia all’ordine costituito, quindi fu arrestato, processato in modo sommario e iniquo, condannato a morte e crocifisso. A compiere questo misfatto furono la casta sacerdotale conservatrice e la potenza egemone di allora, cioè l’Impero romano, di fatto una dittatura militarista. Quanto basta per poter sussurrare che forse non era “di destra”. E forse non dovrebbero esserlo nemmeno i cristiani ….

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