Il matrimonio antidoto alla povertà. La sinistra Usa riscopre la famiglia

I divorzi sono dolorosi e costosi. Gli oneri morali e materiali sono personali ma anche sociali. Vi sono nessi fra le scelte individuali e le ricadute comunitarie. E su questi legami e conseguenze apprendiamo (fonte Avvenire) che i “liberal” degli Stati Uniti si interrogano. L’enorme crisi demografica e le forti disuguaglianze nonostante la ripresa di produttività, stanno generando crescenti squilibri sociali. Le tradizionali ricette  non sono più sufficienti a invertire la rotta e allora si riscopre che la stabilità familiare contribuisce a migliorare le relazioni personali e gli equilibri socio economici. E si individua nel matrimonio un antidoto alla povertà. Recentemente l’opinionista progressista Tom Edsall sul New York Times scrive che accanto ad azioni come aumentare il salario minimo, rafforzare i sindacati e tassare i ricchi.. , i progressisti parlano con sempre maggiore frequenza del matrimonio riconoscendo che è una istituzione che crea ricchezza, felicità e benefici per i bambini. Altrimenti, prosegue, tutto diviene più precario e insicuro. Una inversione culturale che può favorire utili ripensamenti anche nel nostro paese dove l’idea ispirante l’articolo costituzionale sulla famiglia, ovvero di primaria cellula vitale della società, è stata culturalmente marginalizzata a mero fatto personale senza valenza pubblica. E dato che il nostro quadro socio economico evidenzia similitudini con quello americano (crollo demografico e crescita disuguaglianze) ecco che i loro ripensamenti possono influire su di noi. Occorre riconoscere che se il sistema di Welfare ha retto è grazie alla tenuta della primaria rete di relazioni familiari che ne costituisce l’architrave. È però arduo che un sistema di protezione possa essere così esteso da raggiungere e tutelare tante multi relazioni disgregate e solitudini dato l’abnorme bisogno di risorse che richiederebbe una società atomizzata. Ma non è solo per questioni di ordine pratico, occorre riconoscere che la stabilità meglio tutela l’opera educativa dei figli. Ci possono essere casi di famiglie allargate che riescono ad armonizzare le complessità relazionali ma sappiamo ormai che per lo più  è pianto e stridor di denti. A farne le spese sono soprattutto le famiglie meno abbienti ove le lacerazioni incrementano situazioni di povertà.  E così forse riscopriamo che le stabilità socio-politica, lavorative ed economiche, sono legate alle responsabilità indivuate nelle formule, sia civili che religiose, dell’atto matrimoniale. Le parole “per sempre” possono essere riscoperte nel loro senso profondo e rigenerativo. Se perdiamo  il naturale senso morale e civico del matrimonio per assicurare il futuro della società, cosa rimarrà di noi e cosa tramanderemo ? “Gioirai della prosperità di Gerusalemme … e vedrai i figli dei tuoi figli”, dice la saggezza biblica che ha ispirato per secoli il senso della trascendenza umana. Se riscopriamo l’infinito che è in noi, non siamo finiti.

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