Uzbekistan, verso la democrazia?

Con i suoi 447mila chilometri quadrati, una volta e mezza l’Italia, e circa 27 milioni di abitanti, l’Uzbekistan, indipendente dal 1991 è uno dei nuovi Stati dell’ Asia centrale, sorti dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica. Per più venti anni è stato retto da un regime autoritario e solo tre anni fa, con l’ascesa del nuovo Presidente, il liberale Shavkat Miriyoyev, il Paese sembra aver intrapreso un cammino verso una piena democrazia.

Il quotidiano spagnolo El Pais, in una panoramica su questo Paese, fa notare come uno degli effetti di questa evoluzione è, per intanto, l’uscita dal carcere di migliaia di oppositori del vecchio regime. Di religione prevalentemente islamica, l’Uzbekistan, almeno sinora è riuscito a tenere lontano il fondamentalismo ed anzi proprio l’attuale fase riformista ha sottratto agli estremisti ulteriore terreno nel segno di una maggior libertà religiosa. Certo, occorre vigilare ma la situazione pare sotto controllo, anche se si potrà correre qualche rischio quando cominceranno a rientrare in patria le cellule islamiche, qualcosa come millecinquecento combattenti, che hanno abbandonato il Paese per andare in Siria come miliziani Isis.

Per ora si respira comunque un’aria nuova: l’economia è in crescita ed è stata messa a punto una riforma tributaria per migliorare e rendere più equo ed efficiente il sistema fiscale. Il cambio della valuta ufficiale, il Som, è stato liberalizzato (10mila som valgono un euro) e questo, assieme ad un debito pubblico di ridotte dimensioni (di poco superiore al 30 per cento del Pil) agevola lo sviluppo economico e finanziario.

Netti i progressi anche nei rapporti con i Paesi confinanti con la rimozione dei campi minati che erano presenti alle frontiere con il Tagikistan e il Kirghizistan. Un primo decisivo passo per l’inizio, almeno si spera, di un buon vicinato. Ovviamente il turismo si è subito giovato di questo nuovo clima e così i flussi dall’estero si sono fatti sempre più intensi. Città come Bukhara e Samarcanda, dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità, entrambe importanti e storici centri di cultura, stanno divenendo mete più frequenti per milioni di turisti occidentali. Lo stesso accade per la capitale, Tashkent, 2,3 milioni di abitanti, moderna metropoli, in un’oasi tra i Keles e Circik.

Nel 2018 oltre 5milioni di turisti hanno visitato il Paese, ben il doppio rispetto all’anno precedente con buone previsioni di incremento anche per quest’anno. D’altronde l’Uzbekistan si sta dotando di sempre più moderne infrastrutture stradali e ferroviarie, ed è previsto un ampliamento dell’aeroporto della capitale. Può dunque dirsi che questa evoluzione democratica, agevolata da una certa crescita economica, stia davvero cambiando il Paese. Speriamo che il cammino prosegua senza intoppi, mostrando una vita che potrebbe venir seguita anche dalle altre nazioni dell’area. Ne guadagnerebbero la convivenza tra i popoli e gli equilibri politici della regione.

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