Dialogo Italia – Cina, un’occasione per ripristinare il Bel Paese – Intervista a Fabio Tiburzi

Il dibattito sulla partecipazione dell’Italia alla Nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative, Bri) ha portato in primo piano il fatto che le relazioni italo-cinesi hanno raggiunto un livello di importanza tale da apparire come il giusto coronamento di una secolare e reciproca attenzione. Per questo risulta indispensabile saper cogliere di questo dialogo le dimensioni, le interconnessioni e le ulteriori enormi potenzialità. Un efficace ed accurato report sul tema l’ha realizzato Fabio Tiburzi, esperto internazionale di geopolitica e in particolare di questioni geopolitiche riguardanti la Cina, del Laboratorio Brics dell’Eurispes. Gli abbiamo chiesto di indicarci i punti salienti dello studio che ha presentato, in lingua mandarina, lo scorso 12 ottobre a Pechino al Forum promosso dall’Institute of International Law, Chinese Academy of Social Sciences (CASS) il più importante Think Tank in Cina, tra i primi nel mondo.

Pechino – I lavori del Forum promosso dalla Chinese Academy of Social Sciences (CASS).

Cosa rappresenta l’Italia nel progetto cinese della la Nuova Via della Seta e qual è il l’obiettivo generale della Bri?

La Nuova Via della Seta per l’Italia, rappresenta una grande opportunità per le proprie PMI, per le proprie infrastrutture (ferrovie, autostrade, porti e oleodotti) e per ridare vigore all’occupazione in generale, grazie agli investimenti che la Cina sta effettuando in tutto il mondo. L’Italia sostanzialmente è il terminale marittimo privilegiato dei cinesi, per la sua centralità nel mediterraneo e per la possibilità di collegare quindi il Nord Europa, l’Europa dell’Est, e il continente africano. Basti pensare che durante le olimpiadi del 2008, solo due personaggi stranieri sono stati omaggiati dalla Cina, ed erano due italiani,Matteo Ricci e Marco Polo, un chiaro messaggio velato di amicizia verso l’Italia.

Quali sono i numeri dell’interscambio commerciale italo-cinese e del ruolo della Cina nel traffico marittimo di container nel mondo e nel Mediterraneo? Qual è l’impatto sull’Italia e quali sono le opportunità da sfruttare per le nostre infrastrutture, per il nostro export verso tutti i Paesi coinvolti nella Bri e per il nostro Mezzogiorno?

A causa della Politica economica dettata dalla Germania, il nostro Paese si sta impoverendo sempre di più ed è innegabile, insieme ad un deterioramento delle infrastrutture e del tenore di vita, in tutto lo Stivale. Cogliere l’opportunità che la Cina offre, significherebbe ripristinare il Paese, come molte nazioni stanno già facendo o cercando di fare a causa delle politiche neo-liberiste. Il traffico marittimo della Cina nel mondo è immenso, si aggira intorno ai 200 milioni di TEU (twenty-foot equivalent unit, è la misura standard di volume nel trasporto dei container, ndr) 4 volte quello degli USA, solo il porto di Shanghai, movimenta un traffico pari a quello di quasi tutti i porti degli USA insieme, che ogni anno muovono solo 48 milioni di TEU/container. Per quanto riguarda l’interscambio commerciale tra Italia e Cina, abbiamo registrato lo scorso anno, un aumento del 4,8% rispetto al 2017, con un’espansione nell’ambito della collaborazione settoriale, che va dall’agro-industria alla sicurezza alimentare, la sanità publica e la sanità dedicata agli animali. Il Mezzogiorno con un oculata politica, si potrebbe ripristinare e godrebbe di moltissimi vantaggi in termini socio-economici, potrebbe garantire prospettive a lungo termine alle generazioni future; proprio per questo sono state varate leggi per agevolare questa progettualità, come la Legge123/2017 per le Zone Economiche Speciali (ZES) nel Sud-Italia, la Legge 169/2016 per l’alleggerimento della burocrazia per le opere portuali. Infine per quanto riguarda il Mediterraneo, il Mare Nostrum assorbe il 20% del traffico mondiale, che è stimato in 2 miliardi di tonnellate di merci l’anno.

Ci spiega in che modo progetti di corridoi trans-nazionali o trans-continentali come la rete TNT-T (rete transeuropea di trasporti) e la Bri, possono contribuire a diminuire i flussi migratori, a decongestionare le megalopoli, allo sviluppo dei territori? Sono possibili delle sinergie con l’esperienza italiana dei Patti Territoriali?

Assolutamente sì, costruire città lungo la via della seta e rimodernare quelle vecchie, è un ottima idea che assicurerebbe alle nostre imprese ampi margini di competitività ad alto valore aggiunto. Le reti TNT-T nel progetto di tali costruzioni, assorbirebbero una gran forza lavoro, che non dovrebbe così emigrare all’estero. I Patti Territoriali possono essere presi come modello, per la realizzazione della BRI dall’Europa all’Estremo Oriente, avremo così in sintesi, la gestione territoriale di questi progetti lasciata agli Stati che conoscono bene il territorio ,usi e costumi e finanziatori anche esteri, che godrebbero dei ricavi su progetti tangibili e non su una finanza esclusivamente fittizia.

Pechino – Foto di gruppo, umani e umanoidi, al Forum Cass.

Si parla spesso della presenza cinese in Africa, della sua differenza da quella delle nazioni europee, dei suoi obiettivi e dei suoi rischi. La Cina può essere partner dell’Italia nello sviluppo del continente africano?

La Cina non avendo una cultura imperialista, come la nostra Italia, può usufruire della posizione geografica italiana, utilizzando il Mezzogiorno come Hub per le merci, la finanza, l’Alta Tecnologia, quindi utilizzare il comparto Industriale italiano ancora rimasto di eccellenza. In questo caso, si potrebbero realizzare delle vere e proprie triangolazioni tra Europa,Cina ed Africa, sulla scia delle strategie di Pechino Go-Global e i vari Organismi Multilaterali come l’Asian Investment Bank (AIIB), e i BRICS con la sua Task Force in Africa, sfruttando la rete delle banche cinesi in Europa coma la ICBC,l’Industrial and Commercial Bank of China. Nel caso delle aziende italiane sotto-capitalizzate, ma con elevato potenziale di crescita, potranno usufruire dei finanziamenti cinesi, come previsto dal Piano Juncker. Gli investimenti nel continente africano porteranno ad una maggiore industrializzazione del Paese, con conseguente aumento dell’occupazione in termini di posti di lavoro e calo dei flussi migratori; si consideri che l’Africa ha una crescita annua del 7%, quasi sei volte più dell’Europa. Va detto che i progetti che la Cina sta attuando nel continente africano, erano già stati stabiliti dai governi italiani prima del 1992.

Quali sono i settori di interesse oltre il Fashion e Food and Beverages che si possono ampliare?

I settori dove si può lavorare su più vasta scala, sono l’ambiente e l’energia sostenibile, l’agricoltura e la meccanizzazione agricola, l’urbanizzazione, la sanità, l’aviazione, le tecnologie spaziali e l’industria creativa e culturale.

Fabio Tiburzi. Analista specializzato in questioni geopolitiche riguardanti la Cina-BRI ed Eurasia, membro qualificato del Laboratorio BRICS per il Dipartimento Internazionale dell’ EURISPES, membro dell’Istituto Culturale Diplomatico, ha collaborato presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale(MAECI), l’ Agenzia Spaziale Italiana(ASI) e presso il Consolato cinese a Roma. Inoltre cura i contatti tra i diversi esponenti del mondo politico, imprenditoriale e culturale italiano e cinese, attualmente rappresenta l’Ufficio Legale Internazionale Blasio, e la Tron Group Holding.

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