Conte bis, il voto del Parlamento

Alla Camera 343 voti a favore, 263 voti contrari e tre astensioni; al Senato 169 voti favorevoli, 133 contrari e 5 astenuti: questo il responso parlamentare del secondo governo guidato da Giuseppe Conte. Adesso il tripartito Pd-Leu-M5S, guidato dal professore pugliese entra nel pieno delle sue funzioni.

Se nei mesi passati si era spesso parlato di un’Italia ormai tripolare, il voto di fiducia ha visto rimodellarsi il classico bipolarismo sinistra-destra. Da un lato vi sono infatti le tre forze che sostengono il governo: Pd-Leu-M5S: dall’altro le tre formazioni del centro-destra: Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, collocate all’opposizione pur con intenzioni alquanto diverse.

Forza Italia punta ad un’opposizione in Parlamento piuttosto che sulla protesta popolare, strada prescelta invece sia dalla Lega che da Fratelli d’Italia nell’intento di giungere quanto prima possibile al voto anticipato. Un ritorno davanti agli elettori chiesto anche da Silvio Berlusconi, sebbene emerga la sensazione che al Cavaliere – avverso all’oltranzismo leghista almeno quanto al governo giallo-rosso – non dispiaccia affatto di avere un certo lasso di tempo per riprendere in mano il pallino del centro-destra. Di certo Forza Italia vuole rimanere ancorata alla tradizione liberale ed europeista del Partito popolare e non imboccare la strada di un populismo che la porterebbe a fianco al premier ungherese Viktor Orban o alla leader nazionalista francese Marine Le Pen.

Se l’opposizione deve costruire una sua alternativa di governo, la nuova maggioranza giallo-rossa deve dar vita ad un compiuto progetto di governo. Occorre cioè meglio mettere a fuoco la direzione di marcia del tripartito, valutando più nel concreto le misure adottate dal nuovo governo. Per ora il presidente del Consiglio ha enunciato soltanto le grandi linee del suo programma. E’ stato ribadito che non sarà aumentata l’Iva e che si intende ridurre il cuneo fiscale (dapprima per i lavoratori e quindi per le imprese). Si promette un impegno rafforzato contro l’evasione fiscale per poi avviare una più ampia riforma del fisco, senza intaccare la progressività tributaria indicata nella Costituzione. Misura cardine per il lavoro, l’istituzione del salario minimo per legge, mentre per favorire la crescita si vuole puntare sulle infrastrutture e su uno sviluppo sostenibile nel rispetto dell’ambiente. L’Europa, dopo il periodo di appannamento del governo giallo-vede, torna in primo piano, perchè sarà in quella sede che si dovrà lavorare per indirizzare verso la crescita il Patto di stabilità, scorporando gli investimenti pubblici dal conteggio del deficit.

Garante della nuova maggioranza sarà il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Se lo scorso anno avevamo di fronte un giurista del tutto sconosciuto che debuttava sulla scena pubblica, oggi ci troviamo dinanzi un leader che ha saputo conquistarsi una certa caratura internazionale. Almeno sulla carta, questo suo secondo governo nasce con migliori auspici rispetto al primo. Sarà il tempo a dirci qualcosa di più.

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