Governo giallo-rosso, in attesa di Rousseau

Ancora non sappiamo se nascerà, per davvero, un governo Pd-5Stelle. Si attende infatti il voto degli iscritti pentastellati (una platea di circa 40mila persone) che sulla piattaforma Rousseau si pronuncerà sulla nascita o meno di questo esecutivo. Una pratica contraria alla Costituzione come sostenuto da alcuni esponenti di Forza Italia? Una tesi un po’ esagerata quella degli azzurri, poiché in realtà siamo di fronte ad una mera procedura interna ad un partito, e semmai si tratta di prendere atto che alcune scelte che un tempo venivano prese nelle sedi congressuali oggi avvengono on-line. Certo sarebbe preferibile tornare ad una politica più meditata senza l’assurda e demagogica contrapposizione tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. Ma tant’è. E del resto questa contapposizione ha spesso fatto comodo alla destra che, a ben vedere, ripropone sotto traccia anche in queste ore.

Da parte dei leader del centro-destra, ma anche per voce di non pochi commentatori vicini a quest’area politica, si sostiene infatti che caduto il governo Lega-M5S bisognerebbe tornare alle urne e restituire la parola al popolo. Questo perchè – viene anche detto – le recenti elezioni europee hanno sancito la vittoria del fronte conservatore che oggi sarebbe dunque maggioranza nel Paese, in antitesi a quella che sta nascendo in Parlamento, sulla base dei rapporti di forza della tornata politica del 4 marzo 2018.

Il punto è che il nostro è un sistema parlamentare e il Presidente della Repubblica, garante della Costituzione, non può sciogliere la Camere se si forma una possibile nuova maggioranza. Non vi è dunque alcuna usurpazione del potere se il Movimento 5 Stelle, oggi prima forza in Parlamento, si allea con la seconda formazione presente in aula, e cioè il Pd, così come l’anno scorso si era alleata con il terzo partito, la Lega che poi ai primi di agosto ha inopinatamente deciso di staccare la spina, illudendosi che le elezioni fossero dietro la porta per capitalizzare il proprio consenso.

E’ giunto davvero il momento per la destra di fare un salto di qualità politico, smettendo di aizzare le piazze contro il Parlamento qualora questo esprimesse una maggioranza diversa da quella precedente. E’ certamente comprensibile il desiderio della Lega e di Fratelli d’Italia di raccogliere i frutti che paiono derivar loro dai sondaggi (che però sarebbe bene non prendere mai troppo sul serio), però è altrettanto vero che un centro-destra maturo deve saper rispettare le regole della nostra Costituzione e tra esse vi è quella per la quale i governi che godono la fiducia del Parlamento sono sempre legittimi. L’attuale legislatura ha davanti a se ancora un orizzonte di quattro anni e normalità vorrebbe che avessimo un governo stabile fino alla sua scadenza naturale, così come accade in tutte le democrazie europee. Se poi non vi fosse alcuna possibile maggioranza, allora senza dubbio si andrebbe a nuove elezioni. Ma questo è un altro discorso.

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