L’universo estremista visto da Christian Rajmo

L’Europa è attraversata da una forte ventata di estrema destra che in Italia assume, quasi naturalmente, a causa delle nostre vicende storiche, le fattezze di un richiamo neofascista. E persino, massima distorsione possibile, di un rigurgito di stampo nazista. In pratica, vi è qualcuno nel nostro Paese, che sta dalla parte di con chi massacrava i suoi stessi connazionali.

Vi è tutta una galassia razzista e nazionalista che ruota attorno ad una serie di organizzazioni come Forza Nuova, Casa Pound, ecc.. Un universo estremista che sembra attrarre molti giovani, affascinati dal suo armamentario culturale. Il giornalista Christian Rajmo, nel suo ultimo libro “Ho 16 anni e sono fascista” (edizioni Piemme), prova a farci conoscere questo fenomeno, indagando a tutto campo sull’estrema destra e sugli ambienti giovanili che ad essa si riferiscono.

Ne scaturisce un quadro che evidenzia la presa che le pulsioni razziste ed estremiste hanno su segmenti minoritari, ma non certo marginali, della generazione dei cosiddetti Millennials: i giovani nati a cavallo o appena dopo il Duemila. Ragazzi magari lontani dalla politica ma attirati da quel coacervo di tradizionalismo che gira attorno al mondo dell’estrema destra. Un mondo che è peraltro inesatto confondere con un generico populismo. Sono cose diverse, anche se questo neofascismo pesca molte delle sue istanze nella più classica demagogia populista. A cominciare dall’eterna contrapposizione con la democrazia parlamentare e rappresentativa, definita sbrigativamente la casta.

Il fatto è che questo neofascismo, con forti venature naziste, intriso di parole d’ordine come: nazione, sicurezza, onore, fedeltà, pare riuscire a coinvolgere gruppi sempre più numerosi di giovani. Essi intravedono in questa ideologia, un’alternativa alla società globalizzata, dove il mercato la fa da padrone e si accompagna ad un sempre più forte precarietà sociale. Il ruolo per decenni giocato dalla sinistra, portatrice di un ideale anticapitalista, oggi sembra aver cambiato sponda e questo vessillo è finito in mano all’estrema destra. Orfana da quasi trenta anni del comunismo, la sinistra viene considerata parte dell’establishment, prona ai poteri forti ed incapace di tutelare in qualche modo le fasce più deboli.

Ecco quindi Casa Pound occuparsi degli sfrattati o fare opera di assistenza sociale. Un’azione rivolta, ovviamente, solo a favore degli italiani e qui, se possibile, si innesta l’altro punto di forza di questo neofascismo: la difesa della comunità nazionale. Una difesa identitaria contro quella che l’intellettuale francese Roland Camus, uno dei numi di questa ideologia reazionaria, chiama “La grande sostituzione”, ossia il progetto multiculturale e multietnico che vorrebbe soppiantare la civiltà europea e la religione cristiana. Evidente la mistificazione che sta dietro questa tesi, di chiara matrice cospirazionista. Eppure sono cose che colpiscono molti giovani, privi magari dei necessari strumenti culturali per respingere logiche tanto assurde ed infondate.

E a ben vedere è proprio su una certa dose di superficialità e di ignoranza, nel senso letterale del termine, di ignorare cioè le cose ed in particolare la storia, che fa leva questo estremismo. Il fatto è che la politica tradizionale – liberale, riformista o moderata – è da tempo lontana da larga parte dei nostri giovani e la sinistra viene ritenuta anch’essa omologata al sistema. Quest’ultima, troppo supinamente è parsa accettare i meccanismi del liberismo economico non opponendosi credibilmente alla crescita delle disuguaglianze e così facendo ha lasciato a questo neofascismo, imbevuto dei classici miti della socializzazione e della lotta contro le plutocrazie, la bandiera di una società alternativa a quella liberalcapitalista.

Se a questo si aggiunge la paura generata dalla globalizzazione e il fastidio che a volte provoca – peraltro non solo negli ambienti dell’estremismo di destra – un certo supponente illuminismo laicista, che propugna le nozze gay, esalta ad ogni costo l’aborto e sembra voler minare alla radice la famiglia tradizionale, ecco che il gioco è fatto. Ed allora l’estrema destra – violenta, proterva e demagogica come sempre – ha la strada spianata. E’ tempo dunque riflettere su questo fenomeno, provando a meglio conoscerlo per meglio affrontarlo.

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