Lo strano caso delle elezioni in Ucraina

Dell’Ucraina si è parlato molto, in toni tragici, all’epoca della guerra civile e dell’abbattimento di un volo di linea con centinaia di vittime. Più recentemente, in toni farseschi, per il “veto” posto dal Paese ad Al Bano e Toto Cutugno, con seguito di migliaia di commenti ironici sui social e non solo.

Ora questo Paese – strategico perché incernierato fra Est e Ovest – sta per andare al voto per l’elezione del presidente, ma di questa campagna elettorale si parla poco, benché in Ucraina stia succedendo qualcosa di molto particolare e sottilmente inquietante, a cavallo fra l’ingegneria sociale e la fiction. Qualcosa che vale la pena raccontare, perché potrebbe aprire scenari nuovi e difficili da prevedere.

All’inizio sembrava una tornata elettorale classica, con il presidente uscente Petro Poroshenko impegnato a contrastare da un lato i nazionalisti e dall’altro l’ex premier Yulia Timoshenko, protagonista di alti e bassi nelle vicende politiche ucraine. E il filo conduttore della campagna era incentrato su come gestire il “rapporto” con la Russia, dopo il sopruso dell’occupazione della Crimea. Ma qualcosa, o meglio qualcuno, ha totalmente scombinato le carte.

A irrompere nella contesa è arrivato Vladimir (Volodimir, nella dizione ucraina) Zelensky, personaggio al di fuori della politica che ha rapidamente conquistato la vetta nei sondaggi e tuttora appare favorito. Si potrebbe pensare – e in un certo senso è così – all’ennesimo leader populista che sbaraglia i “vecchi” politici della “casta”, non certo una storia nuova. Ma qui non siamo in presenza di un film già visto, bensì di una serie televisiva inedita. Una serie televisiva che è uscita dagli schermi e si sta confondendo con la realtà, fino a sostituirla. Qualcosa che ancora non si era visto, nemmeno in questa folle epoca della cosiddetta post-verità, dove la geometria variabile della verità stessa è talmente manipolabile da tecnologie virtuali e imperi mediatici da rendere sempre più difficile scorgere il confine tra vero e falso.

Succede che Zelensky, fino a pochi mesi fa, era “solo” il comico più famoso del Paese, protagonista della serie televisiva – appunto – “Il servo del popolo”, nella quale interpreta tuttora il ruolo, guarda un po’, del presidente dell’Ucraina. Fino a quando ha deciso di uscire dalla finzione televisiva per candidarsi nella realtà a ricoprire dal vero un ruolo che finora ha interpretato sul piccolo schermo. Un corto circuito spiazzante, ma che evidentemente è piaciuto agli elettori ucraini, tanto che Zelensky ha iniziato a volare nei sondaggi, praticamente doppiando i consensi accreditati a Poroshenko e Timoshenko e, soprattutto, risultando favorito rispetto a qualunque altro candidato nel ballottaggio del secondo turno.

Un caso senza precedenti, ma anche un precedente che potrebbe fare casistica. È vero che a noi italiani potrebbe ricordare l’ascesa prima mediatica e poi politica di Silvio Berlusconi, o più ancora la vicenda del comico Beppe Grillo e della sua creatura, il Movimento 5 Stelle. Ma qui le cose stanno diversamente.

La campagna elettorale è partita la notte di Capodanno, quando il canale televisivo 1+1 anziché trasmettere il tradizionale messaggio del presidente alla nazione ha mandato in onda Zelensky che annunciava la sua candidatura. La prima reazione è stata quella di pensare a uno scherzo, una trovata per pubblicizzare la successiva stagione della serie tv che lo vede protagonista. Ma la faccenda ha preso subito un’altra piega. Finzione mediatica e campagna elettorale hanno iniziato a sovrapporsi e confondersi senza soluzione di continuità, in modo tale da far identificare il candidato con il personaggio che interpreta, mentre la sceneggiatura della serie tv diventa una sorta di programma elettorale.

Immagini e momenti della campagna elettorale si alternano con gli episodi televisivi, e il tutto viene rimbalzato sulle piattaforme social, in un gioco di specchi che moltiplica e rafforza la visibilità del candidato. E in contemporanea il suo gradimento. Perché naturalmente “Il servo del popolo” della tv è un personaggio positivo e accattivante, costruito apposta per catturare il favore del pubblico, quindi nell’immaginario collettivo il candidato e probabile futuro presidente sarà la stessa cosa, la realtà non potrà che adeguarsi alla finzione. Come se la gestione di un Paese potesse essere predeterminata e calibrata come una sceneggiatura.

Il buon senso e la razionalità dovrebbero suggerire prudenza, ma la politica ha fatto di tutto per farsi prendere in antipatia e accrescere l’insofferenza degli elettori, che oramai tendono a giudicare e scegliere in maniera emozionale. E il comico / personaggio televisivo / candidato presidente piace, specialmente ai giovani. Abile dal punto di vista mediatico, come si conviene a un uomo di spettacolo, Zelensky ha provveduto anche ad acquisire spessore politico, assoldando fior di economisti ed esperti per redigere un programma che modernizzi l’amministrazione e favorisca una svolta liberale dell’economia. E naturalmente promette la lotta al malaffare in politica, cavallo di battaglia di tutti gli outsider che mirano a sostituirsi alla vecchia classe dirigente.

Su quest’ultimo aspetto Zelensky è favorito, manco a dirlo, dal suo alter-ego televisivo, l’onesto presidente della serie tv, che nella finzione è a sua volta estraneo alla politica. Il personaggio interpretato da Zelensky è un insegnante di storia di un liceo di Kiev che per caso diventa presidente, spunto non originale ma sempre d’effetto, che proietta “l’uomo comune” – nel quale cittadini ed elettori possono facilmente identificarsi – ai più alti livelli decisionali, con tutto ciò che ne consegue. La cifra distintiva della serie è naturalmente la comicità, in particolare la satira, giocata in stretta connessione con l’attualità, mettendo alla berlina politici, oligarchi, nazionalisti e così via. I livelli di ascolto e gradimento sono elevatissimi ed è stata recentemente acquistata dalla piattaforma internazionale Netflix.

Particolarità non da poco, la serie è girata in russo, che è anche la lingua madre di Zelensky, ma molti personaggi parlano ucraino, a riprova della duplice identità del Paese e della necessità irrinunciabile di confrontarsi con Mosca, punto che infatti è nel programma del candidato presidente, nonostante la tensione col Cremlino resti elevatissima dopo l’invasione della Crimea e la guerra nel Donbass. Tutti i candidati infatti concordano sul fatto che la Crimea è ucraina e Mosca deve restituirla con tanto di rimborso dei danni di guerra, e discorso analogo vale per il Donbass, la provincia confinante con la Russia. Inoltre, tutti prevedono uno spostamento del Paese verso l’Unione europea e la Nato, ma Zelensky considera inevitabile riaprire il dialogo col Cremlino, eventualità peraltro soggetta all’atteggiamento della controparte, ovvero Putin, che finora si è mostrato piuttosto disinteressato.

Ma questo non è certo l’unico punto interrogativo di questa vicenda surreale, che vede un comico impegnato contemporaneamente nel ruolo di presidente per finta e candidato presidente per davvero. Gli osservatori politici non riescono a inquadrarlo, cosa che preoccupa non poco le cancellerie occidentali, vista l’importanza strategica dell’Ucraina. Qualcuno sospetta che sia un burattino manovrato da Mosca, altri temono collusioni con l’oligarchia ucraina, altri ancora individuano interessi americani a pilotare l’operazione, attraverso il network televisivo che ha dato il via a tutta la vicenda. Quel che è certo è che il personaggio del presidente televisivo rispecchia a sua volta idee e battaglie del suo creatore, cioè Zelensky stesso. Un autore che crea un personaggio così efficace da fare da traino alla sua candidatura.

Dunque, comunque vadano le cose, per Zelensky sarà un successo, o come presidente, o come protagonista di una serie di assoluto successo. Anzi, forse l’unico rammarico per il comico è l’ennesimo corto circuito di questa storia, cioè che se diventerà presidente per davvero dovrà rinunciare a farlo per finta nella serie tv.

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